Goodbye
Sull'amore e dintorni
Coreografia: Chiara Olivieri
COMPAGNIA COD danza: Giorgio Azzone, Carlotta Graffigna. Chiara Olivieri, Debora Scandolara
Una semplice storia d’amore. “Goodbye” è il racconto di un inizio e di una fine. Un viaggio individuale in relazione che si rivela necessità, pretesto, contributo alla propria esperienza. Lo spettacolo ha il sapore della semplicità di un racconto in movimento, sicuramente già visto perché universale. Un ricordo o un presente, ciò che vorremmo che non fosse più o che invece fosse nuovamente. Il giro di una giostra, il “tourbillion” delle infinite sfaccettature dell’amore, specchio dell’immensità emozionale dell’essere umano.
…quando si sceglie di entrare mai e poi mai si pensa che prima o poi da lì si dovrà anche uscire. Con furbizia ci si dilata il finale accorciando le distanze un passo alla volta, fermandoci solo a quello immediatamente successivo. Unico obiettivo: mettere i nostri piedi dentro a una soglia inesplorata, fantasticando uno scenario di ricche novità. L’aspettativa è ciò che ci spinge alla propensione, in quanto esseri programmati a camminare in avanti e non all’indietro, e ci preserva dalla nostra tendenza a restare immobili. Se si sceglie di entrare si sceglie di anche di cercare e se si sceglie di cercare si sceglie anche di trovare. Non sempre però quello che troviamo è ciò che ci aspettavamo. E ci rimproveriamo di sforzi e fatiche senza considerare utile il rendiconto di una scoperta senza apparente risultato. La delusione nasce per non essersi accorti già dal primo passo che ogni soglia ha un proprio cartellino e non curarsene significa attribuire falsi significati alle parole ed entrare in luoghi dove sicuramente mai troveremo ciò che cerchiamo. Riusciamo addirittura a confondere i cartellini dell’amore. Un’inspiegabile confusione, al cospetto di una presenza così sensibilmente “NATURALE”.. Forse qualcuno ha pensato bene di consegnarceli già scambiati o qualcun altro ne ha modificato la scritta, solo per invitarci ad entrare. L’amore, la cui sola parola richiama immagini dorate di splendore, è un’infinita di soglie, pari ai frammenti esplorabili dei nostri significati. Ma davanti a queste infinite parti, che dovrebbero spingere la nostra curiosità a entrate e uscite veloci, ci paralizziamo spaventati dalla loro grande immensità. E ci intrappoliamo, in ciò che ci giustifichiamo di voler conoscere, senza ammettere di conoscerlo già, in ogni suo minimo dettaglio. E ci fermiamo, calpestando i soliti passi testardi, dimenticando il tempo di uscire….
Coreografia: Chiara Olivieri
COMPAGNIA COD danza: Giorgio Azzone, Carlotta Graffigna. Chiara Olivieri, Debora Scandolara
Una semplice storia d’amore. “Goodbye” è il racconto di un inizio e di una fine. Un viaggio individuale in relazione che si rivela necessità, pretesto, contributo alla propria esperienza. Lo spettacolo ha il sapore della semplicità di un racconto in movimento, sicuramente già visto perché universale. Un ricordo o un presente, ciò che vorremmo che non fosse più o che invece fosse nuovamente. Il giro di una giostra, il “tourbillion” delle infinite sfaccettature dell’amore, specchio dell’immensità emozionale dell’essere umano.
…quando si sceglie di entrare mai e poi mai si pensa che prima o poi da lì si dovrà anche uscire. Con furbizia ci si dilata il finale accorciando le distanze un passo alla volta, fermandoci solo a quello immediatamente successivo. Unico obiettivo: mettere i nostri piedi dentro a una soglia inesplorata, fantasticando uno scenario di ricche novità. L’aspettativa è ciò che ci spinge alla propensione, in quanto esseri programmati a camminare in avanti e non all’indietro, e ci preserva dalla nostra tendenza a restare immobili. Se si sceglie di entrare si sceglie di anche di cercare e se si sceglie di cercare si sceglie anche di trovare. Non sempre però quello che troviamo è ciò che ci aspettavamo. E ci rimproveriamo di sforzi e fatiche senza considerare utile il rendiconto di una scoperta senza apparente risultato. La delusione nasce per non essersi accorti già dal primo passo che ogni soglia ha un proprio cartellino e non curarsene significa attribuire falsi significati alle parole ed entrare in luoghi dove sicuramente mai troveremo ciò che cerchiamo. Riusciamo addirittura a confondere i cartellini dell’amore. Un’inspiegabile confusione, al cospetto di una presenza così sensibilmente “NATURALE”.. Forse qualcuno ha pensato bene di consegnarceli già scambiati o qualcun altro ne ha modificato la scritta, solo per invitarci ad entrare. L’amore, la cui sola parola richiama immagini dorate di splendore, è un’infinita di soglie, pari ai frammenti esplorabili dei nostri significati. Ma davanti a queste infinite parti, che dovrebbero spingere la nostra curiosità a entrate e uscite veloci, ci paralizziamo spaventati dalla loro grande immensità. E ci intrappoliamo, in ciò che ci giustifichiamo di voler conoscere, senza ammettere di conoscerlo già, in ogni suo minimo dettaglio. E ci fermiamo, calpestando i soliti passi testardi, dimenticando il tempo di uscire….